28 Nov No Other Land
di Giulia Lacorte
///
Domenica 10 novembre, entrare al Cinema Abc di Bari è stato intreccio di vibrazioni positive: calore e familiarità, calma e serenità, meraviglia e curiosità.
È stato poi drastico ma inevitabile il cambiamento all’abbassarsi delle luci e allo scorrere davanti ai miei occhi dei primi frame.
“No other land” é un documentario realizzato da un collettivo israelo-palestinese e vincitore del Teddy Award come Best documentary alla più recente edizione della Berlinale, scatenando non poco tumulto.
La pellicola, uscita nel 2024, ripercorre gli ultimi quattro anni all’interno del villaggio di Masafer Yatta, nella West Bank, assoggettato agli attacchi dei militari israeliani.
Sullo sfondo di una tale distruzione, fiorisce lo stretto rapporto tra il regista palestinese Basel Adra e il giornalista israeliano Yuval Abraham le cui vite e trascorsi non potrebbero essere più divergenti.
Nel film, Adra condivide il suo primo ricordo d’infanzia: l’arresto di suo padre per mano dei soldati dell’IDF, cui seguiranno innumerevoli memorie intrise di soprusi, devastazione e oppressione. Abraham è il suo rovescio: è libero e lo è sempre stato.
Tra le scene di cruda realtà si fanno anche spazio momenti di dolce quotidianità nelle famiglie e prevale il forte sentimento di comunità caratteristico della comunità palestinese che con ogni risorsa, da decenni ormai, resiste all’occupazione israeliana.
E mentre l’occidente si gira dall’altra parte, il BIG si oppone e prende posizione, donandoci la rara possibilità di visionare questo documentario e di portarci a casa un pezzo della storia palestinese.
Di fatti, la scarsa distribuzione della pellicola simbolizza amaramente l’indifferenza da sempre riservata al popolo martoriato da stragi, attacchi e dislocamenti.
Al termine della proiezione, ci ha permesso di chiudere il quadro il prezioso e sentito intervento di Mohammad Afaneh, Presidente della Comunità Palestinese di Puglia e Basilicata. Come da lui affermato, il popolo palestinese è come una pianta di fico d’india, tipica del territorio: radicata, difficile da estirpare.
Le sue parole rievocano lo spirito di No other land.
Yuval Abraham sceglie così il cinema come arma e per quattro lunghi anni impugna la sua videocamera per dare forma alla propria rabbia e dimostrare che il popolo palestinese combatte e non intende smettere di farlo.
[Ph. Ramazan Ganoshi]