10 Ott #1 Il pensiero antispecista di DOGOD
di Beatrice Carmen D’Abbicco
/// Forse non ce ne siamo accorti, ma noi esseri umani potremmo abitare la terra senza potenti razzi, assedi lunari, BMW costose, corse al successo, armi apocalittiche e altri status symbol dell’Antropocene capitalista.
E se provassimo a danzare insieme a un animale ci renderemmo conto dei ritmi sfiancanti e inessenziali che impediscono di muoverci all’unisono con la natura e con i nostri bisogni più indispensabili e profondi.
Barbara Berti in DOGOD, ieri (sabato 8 ottobre), nella sala-palcoscenico delle Officine degli Esordi per il Bari International Gender Festival, a toglierci dal podio della specie. A mettere in scena un passo a due con i suoi Chihuahua, in abiti semplicissimi, con gesti carichi di cura.
L’Uomo, letteralmente in equilibrio tra gli altri esseri viventi, a compartecipare nell’organismo olistico della vita, senza gerarchie tra spettatorɜ e attorɜ, umani e animali, eccetera.
Il pensiero antispecista di Donna Haraway, filosofa e docente statunitense, teorica del cyber femminismo (rapporto tra tecnologia e identità di genere), tesse il filo impalpabile tra i movimenti durante tutta la performance.
Cagnolini, persone e cose, tuttɜ immersi in un silenzio attento e meditativo, semplice e rigenerante. Simile a quello delle religioni immanenti, che lasciano il sacro esattamente lì dov’è: in ogni angolo dello scibile. Portando l’ascolto sui corpi a contatto si mantiene quell’involucro delicato e potentissimo della fiducia nei legami.
Facciamone esperienza quotidiana.